Dallo Stelvio al Gran Paradiso, scopriamo quanti sono i gipeti in Italia, da che cosa sono minacciati e dove potrebbero essere reintrodotti

Gli avvoltoi in Italia

 

Qual è lo stato di salute della popolazione di gipeti in Italia? Che numeri ci forniscono gli ultimi censimenti?

Attualmente, in Italia, conosciamo dai 22 ai 25 territori frequentati abitualmente dai gipeti, distribuiti soprattutto tra le province di Sondrio, Bolzano e Aosta, e in misura minore in quelle di Torino, Cuneo e Trento. Ovviamente, non sono tutti siti riproduttivi. Questa popolazione si trova in uno stato che definirei come moderatamente favorevole, in quanto si è praticamente raddoppiata rispetto soltanto a dieci anni fa. Il problema è che non tutte le coppie si stanno riproducendo con successo, anzi, alcune non si riproducono affatto, nonostante mantengano il territorio. La dinamica delle popolazioni è legata al fatto che i gipeti subiscono una sorta di effetto attrattivo, una socialità che fa si che i nuclei più importanti attraggano le coppie isolate. Queste concentrazioni si trovano soprattutto all’interno dei grandi Parchi Nazionali, in particolare lo Stelvio e il Gran Paradiso. In realtà, oggi alcune coppie sono presenti anche all’esterno di queste aree protette, ma fanno più fatica a crescere ai ritmi sperati. Questo soprattutto a causa della minore consistenza della popolazioni di ungulati, ma anche per i rischi maggiori legati al saturnismo, ossia l’intossicazione alimentare da piombo di origine venatoria. Quindi possiamo dire che siamo moderatamente fiduciosi, tuttavia bisogna sempre stare in allerta perché le minacce, soprattutto fuori dai parchi nazionali, sono davvero tante. Le principali, linee eletriche, impianti di sci, pale eoliche, atti di bracconaggio, avvelenamenti vari in relazione all’espansione del lupo e via dicendo. Gli ultimi censimenti ci dicono che attualmente, sull’intera catena delle Alpi europee, si contano oggi tra i 70 e gli 80 territori occupati stabilmente dagli avvoltoi barbuti.

Qual è, in questo momento, la minaccia principale per gli avvoltoi italiani?

Per gli avvoltoi, le prime cause di morte non naturale sulle Alpi sono sicuramente il saturnismo e le linee elettriche. Ovviamente, ogni specie è più vulnerabile a determinati pericoli. Ad esempio, il Capovaccaio, in Sud italia, è sicuramente molto minacciato dalle pale eoliche, dal bracconaggio e dall’intossicazione da veleno. Per il Grifone, in Italia centrale e sull’Appennino, le minacce arrivano dall’eolico, dalle linee elettriche, ma soprattutto dal piombo e dall’avvelenamento. In Friuli, per questa specie, la prima causa di morte è legata al saturnismo, così come in Abruzzo. Per quanto riguarda invece l’Avvoltoio Monaco, in Italia la specie si è estinta alla fine degli anni ‘60 del secolo scorso. I pochi esemplari che capitano di tanto in tanto sul nostro territorio vanno in genere incontro a tragiche fini. Degli ultimi tre esemplari trovati morti, due erano stati esposti al saturnismo, mentre un terzo era morto per aver ingerito materie plastiche. Sicuramente, però, tutti i nostri avvoltoi patiscono una generale mancanza di cibo nel periodo riproduttivo, e questa difficoltà a reperire cibo sicuro può certamente influenzare la loro popolazione e la loro distribuzione, che non è assolutamente omogenea in Italia.

Sono allo studio altri progetti di reintroduzione del Gipeto in Italia e in Europa?

In Europa sono allo studio nuovi progetti in Spagna e in Bulgaria, mentre è in corso da qualche anno un piano di reintroduzione in Corsica e sul Massiccio Centrale francese. Per quanto riguarda l’Italia, stiamo valutando la fattibilità di poterlo rilasciare in alcune aree idonee del Centro, prevalentemente in Abruzzo, Lazio e Marche. Ma è uno studio ancora agli albori.

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