Nel 1913, gli ultimi 30-40 Camosci d’Abruzzo superstiti trovano rifugio sulle inaccessibili balze della Camosciara L’estinzione sembra inevitabile, ma accade l’impensabile E oggi, con le nascita primaverili, si contano 5.000 individui

Miracolo in Abruzzo

Questa è la storia autentica del prodigioso salvataggio di uno straordinario animale, dal momento della sua scoperta – avvenuta quasi per caso oltre un secolo fa – alla successiva mobilitazione per sottrarlo all’estinzione, fino al suo salvataggio grazie alla lungimirante “Operazione Camoscio d’Abruzzo”: un’avventura davvero unica, che merita di essere raccontata. Perché, fortunatamente, le cronache non registrano soltanto atti spregevoli come uccisioni e stragi di creature innocenti, ma anche imprese condotte sul fronte della natura per salvarle, farle conoscere e amare, ricostituendo la ricchezza e l’integrità degli ecosistemi, e ricreando la bellezza della vita che torna a popolare le nostre montagne. Sebbene questa rivista abbia già fornito anticipazioni sulla vicenda in passato (189/2010-232/2022), sarà importante ora far conoscere molti dati inediti, con una serie di dieci brevi Spot, sintetici e coinvolgenti, evidenziando le peculiarità del salvataggio in extremis del “Camoscio più bello del Mondo”, quando il suo destino sembrava ormai inesorabilmente segnato. Appare incredibile ricordare che oltre mezzo secolo fa, quando il progetto “Operazione Camoscio d’Abruzzo” venne lanciato dalla Direzione del Parco Nazionale, per ostacolarlo si scatenò una bufera di critiche strumentali e di obiezioni pretestuose. Nonostante ciò, però, il progetto fu brillantemente realizzato, riportando l’ungulato nei principali massicci montuosi dell’Appennino Centrale. Oggi questo prezioso endemismo appenninico, ormai fuori pericolo, sta riconquistando le sue antiche praterie di altitudine, arricchendo il paesaggio e risvegliando la vita della montagna. E l’Operazione Camoscio viene considerata, a livello internazionale, uno dei maggiori successi della conservazione della Natura del secolo scorso.

LE 10 TAPPE DEL MAGICO RITORNO

L’uomo lo stava sterminando, ma ora sta riconquistando le montagne d’Abruzzo

 

Cercheremo, di seguito, di raccontare in sintesi le fasi più importanti di questa storica impresa, dalla scoperta agli ultimi censimenti di oggi.

1) Una nuova specie di Camoscio dell’Appennino viene scoperta del tutto casualmente, esaminando le raccolte del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, dallo zoologo tedesco Oscar Neumann, di passaggio in Italia, dovendo imbarcarsi per una spedizione scientifica in Africa. La descrive come Rupicapra ornata il 7 dicembre 1899, mentre naviga a bordo del piroscafo Herzog. Nel frattempo la caccia, il bracconaggio e la pastorizia dilagante hanno eliminato tutti i nuclei supersiti di questa specie endemica dell’Abruzzo, salvo quello arroccato sulle balze della Camosciara. L’ultimo individuo del Gran Sasso era stato ucciso sul Monte San Vito il 29 luglio 1892.

2) Approfittando del fatto che la Riserva Reale di Caccia istituita in Abruzzo nel 1873 viene soppressa il 31 dicembre 1912, e della conseguente cessazione della sorveglianza a tutela della fauna, il 1° gennaio 1913 una squadra di cacciatori giunti da Roma e da Napoli si inerpica sulle rocce della Camosciara, estremo rifugio delle poche decine di ungulati sopravvissuti, e ne ridiscende trionfante, con 15 Camosci uccisi, oltre a molti altri animali. L’estinzione definitiva della specie sembra ormai imminente e inevitabile.

Continua sul numero 36

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